mercoledì 28 ottobre 2009

Illuminazione


C'è episodio interessante della vita del Budda Shakyamuni: dopo la sua illuminazione il demone, Mara, cercò di convincerlo a godersi il suo Nirvana senza cercare di comunicarlo a nessuno, perché il mondo non avrebbe compreso. Al contrario il dio Brahma lo pregò di predicare la Legge, di insegnare, perché senza la chiarezza rivoluzionaria della dottrina del Dharma il mondo sarebbe naufragato nelle sue proprie contraddizioni. A quel punto Shakyamuni si trovò davanti ad una scelta e, in fondo, il demone e il dio erano la rappresentazione del suo dubbio. Scegliere di rimanere nel mondo e di condividere l'illuminazione con tutti gli altri fu la decisione del Budda, e forse in questo modo egli dimostrò di essere realmente un risvegliato, perché evidentemente scelse di non distinguere fra sé stesso e gli altri, fra mondo interiore e mondo esteriore, fra Nirvana e Samsara. In fondo credo che il significato profondo di questo episodio sia alla base del Sutra del Loto, ne rispecchi l'essenza stessa: non c'è alcuna distinzione fra il Budda e il comune mortale, fra l'Illuminato e gli esseri viventi dei nove mondi. Anzi, l'illuminazione si manifesta proprio nell'azione compassionevole e non nel rifiuto del mondo. In altre parole, il nucleo del messaggio del Sutra del Loto e del buddismo in genere è quello di non allontanarsi dalla vita, di coltivare e manifestare una profonda apertura e disponibilità. Naturalmente non si parla di bontà, di etica e simili, per lo meno non soltanto di queste cose. Soprattutto si va oltre quel rifiuto e quel senso di separatività che contraddistinguono l'ignoranza fondamentale, cioè la non-percezione dell'unità della vita negli aspetti apparentemente opposti e inconciliabili di unitario e molteplice. Di solito le forme religiose o ascetiche si sforzano di andare dal molteplice all'unitario, dai molti all'Uno. Il Sutra del Loto, pur prevedendo anche questo tipo di percorso, contempla l'opposto: l'unificazione ulteriore dell'Uno con i molti. Detto così tutto ciò può sembrare molto teorico e filosofico - nel senso di astratto. In realtà si parla molto concretamente di non chiudersi nella torre d'avorio di un presunto ascetismo e di una presunta vicinanza a Dio (o Legge, o Realtà), ma di rimanere disponibili e di vivere la propria vita pienamente, aiutando gli altri con generosità, accettando tutti gli aspetti dell'esistenza e lottando per migliorarne i fattori negativi - continuando sempre a conservare la capacità di mettersi in discussione.